Paesaggio con covoni e luna che sorge è il titolo del quadro di Van Gogh, di cui è visibile una copia nella nostra chiesa e da cui vogliamo lasciarci accompagnare in questo tempo di avvento.
La luna, di un giallo che la fa sembrare sole, emerge dalle colline e rima, in terra, con il grano. Una notte di luce solare. Una notte che rivela un giorno. Una notte di frumento.
La luna tradisce la luce che la illumina di riflesso diventando la fonte stessa: il sole. Il sole è il bambino-Dio in carne e ossa che, nel notturno lunare, sorge come Sole silenzioso. Occorre avere occhi-sentinella per scorgere ciò che sta per accadere: la notte è finita! E la luna lo segnala con il suo color giallo-grano.
Il Sole che sorge senza abbagliare, ha, non solo il colore, ma anche la consistenza del grano. È morbido e fragile come un bambino in fasce. La sua fragilità però non è debolezza, ma è la forza irriconoscibile dalla nostra immaginazione nel pensare il divino. Dio ha la consistenza degli uomini: può essere avvicinato, toccato, preso, strattonato, accarezzato, spezzato. Proprio come si fa con il pane! Nel silenzio della notte, illuminata quasi a giorno dalla luna, il bambino Dio cresce per essere dato alla storia che non lo riconoscerà, proprio per quella inimmaginabile fragilità di pane che si spezza, di Dio troppo uomo per essere vero. Dio si farà mangiare, il Dio pane sarà incollato a ciascuno, come solo il cibo può essere, tutti i santi giorni fino alla fine del mondo, anche quando ci sentiremo più fragili, anche quando saremo noi quelli spezzati, senza possibilità di ricucirci da soli. Solo lui spezzandosi unisce, essendo fragile rinforza e nutre.
L’Avvento ci renda sentinelle in attesa di sfamare la nostra e altrui fragilità dell’unica fragilità che sfama e unisce. Possiamo permetterci il lusso di essere ogni giorno fragili, spezzati, stanchi, se veniamo ogni giorno resi pane buono da Gesù.
(dal foglietto settimanale)